ECCIDIO DI VALAPERTA|DISCORSO DI ALESSANDRO CAPUZZO

Aggiornato il:27/01/2023 Inizio evento: 27 Gennaio Termine evento: 30 Marzo

L’amministrazione Comunale di Casatenovo è onorata di pubblicare il discorso scritto e pronunciato da Alessandro Capuzzo (13 anni) durante la commemorazione del 78mo anniversario dell’Eccidio di Valaperta.

UN PAESE SENZA MEMORIA E’ UN PAESE SENZA FUTURO  -  VALAPERTA 3 GENNAIO  2023                          

Valaperta, gennaio 194

Questa è la testimonianza di Anna Mandelli, sorella di Roberto Mandelli, arrestato insieme a Natale Beretta e Gabriele Colombo e poi rilasciato.

“Il 3 gennaio ci arrivò la notizia della morte di Gabriele e Natale uccisi insieme ad altri due partigiani  Nazzaro Vitali di Bellano e Mario Villa di Biassono.

Andai a Valaperta e la scena che vidi fu straziante, i genitori vicini ai corpi dei figli trivellati di colpi.
La mamma di Natale gli parlava come se lui fosse ancora vivo gli diceva “Talen nem, nem a cà”
(Natale andiamo a casa).

Mi avvicinai e vidi che aveva addirittura le gambe spezzate perché essendo molto grosso e alto non ci stava nella bara..”

“Non potrò mai dimenticare tutto quello che ho vissuto in quei giorni, non potrò mai dimenticarmi di Gabriele e Natale e la cosa che mi fa più male è sapere che chi ha ucciso questi ragazzi innocenti ha vissuto la sua vita senza mai pentirsi di quello che aveva fatto."

Mesi dopo, erano i giorni della Liberazione, i responsabili politici dell’esecuzione, della cattura, della carcerazione senza prove dei quattro partigiani fucilati a Valaperta, tagliarono la corda senza alcuna  vergogna, simili a briganti in fuga, in attesa che il tempo o un’amnistia giungessero a rimuovere i loro crimini, estinguendo i lutti e le sofferenze che avevano inferto alle popolazioni dei paesi ove compirono le loro delittuose gesta.

Risultarono tutti colpevoli e tutti latitanti nelle sentenze emesse dai tribunali di Stato che li avevano sottoposti a processo nell’immediato dopoguerra. Non dovettero attendere molto per essere prosciolti da ogni accusa;  per alcuni  scattò l’amnistia, altri furono assolti con discutibili argomentazioni e vennero reintegrati nei loro impieghi. Ricomparvero come se nulla fosse accaduto, mostrando l’arroganza di chi ha goduto di un privilegio, convinti che le ferite come rapidamente si aprono altrettanto rapidamente si possono chiudere, svelti a reclamare una pacificazione senza aver fatto i conti con il passato, una pace di comodo, una pace senza giustizia . Impuniti per decreto, impuniti sempre, puniti mai. Noi pensiamo invece che non ci possa esser pace senza giustizia. Non è la morte che rende gli uomini  uguali, ma la causa per cui si muore.

Questa sera l’onore di rievocare questo terrificante episodio è stato riservato a me, Alessandro, un ragazzino di 13anni che, grazie all’aiuto di tanti esperti, sta facendo un entusiasmante ma raccapricciante viaggio, attraverso il Ventennio fascista e la Resistenza.

All’inizio ero solo un po’ incuriosito, intenzionato a capire le ragioni che hanno spinto l’uomo a compiere gesti come le persecuzioni contro le minoranze oppure imporre una dittatura. Pensavo che il compito fosse più semplice e forse un po’ più noioso. Niente affatto: complicato ed interessante! Ho scoperto e toccato con mano fino a che punto può arrivare la crudeltà umana di pochi, l’omertà di molti, l’egoismo di tanti ed il coraggio di grandi uomini e donne quali sono stati  i partigiani.

Proprio dei partigiani ho scoperto la loro storia, apprezzato il loro coraggio e sono pieno di gratitudine per il loro sacrifico, come quello di Gabriele, Natale, Nazzaro e Mario, i Martiri di Valaperta.

Quello che più mi ha colpito è che erano  dei ragazzi poco più grandi di me, che hanno creduto così tanto nella libertà che sono andati contro un sistema  potente, una dittatura,  rischiando la propria vita; certo, avranno avuto anche momenti di smarrimento, paura e timore per il pericolo di morire o di essere torturati cui andavano incontro,  ma hanno combattuto per amore della Patria e per un ideale di libertà da donare alle generazione future, diventando così “eroi del popolo!”.

A scuola, studiamo le imprese di grandi figure del lontano passato, ma varrebbe la pena di conoscere altri personaggi, come Ugo Forno, uno studente di scuola media (come me) che, nell'agitazione seguita alla liberazione di Roma da parte degli Alleati e alle rappresaglie tedesche sulla popolazione durante la ritirata, decide autonomamente di sabotare un'azione militare del nemico e riesce a impedire la distruzione di un ponte ferroviario, sacrificando la propria vita.

Ho riflettuto molto in questo mio percorso, provando ad immedesimarsi in uno di quei ragazzi e mi sono chiesto: cosa avrei fatto se fossi vissuto  80anni fa? Come mi sarei comportato dopo l’8 settembre 1943? Ebbene… sarei diventato un partigiano? Ed ora? Sono un ragazzino che ha scoperto di avere  dei nuovi eroi: i partigiani!!

Proviamo, questa sera, a fare nostra la memoria del sacrificio di questi ragazzi/eroi e insieme proviamo a trasformarla in qualcosa di concreto: in tanti piccoli grandi gesti che possiamo e dobbiamo fare ogni giorno in nome della libertà!

Un piccolo grande gesto è anche quello di essere qui oggi per salvare queste memorie. Noi non dimentichiamo, insieme possiamo compiere quello che la volontà della madre di Natale non ha potuto realizzare: far tornare a casa il proprio figlio. Noi, questa sera, come ogni anno, stringendoci in  comunità di popolo unita dalla Memoria, accompagniamo idealmente Natale, Gabriele, Mario e Nazzaro alle proprie case dove settantotto anni fa non fecero ritorno.

(Alessandro  Capuzzo)                                                      


Per il giovanissimo Alessandro i complimenti per la presenza, l’impegno, la voglia di approfondire e di studiare, con la speranza che possa essere di esempio per tanti giovani.

Per tutti l’occasione di uno spunto di riflessione in occasione della giornata della Memoria.

Grazie Alessandro!

 
 
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