Non proprio: secondo il CNR serviranno mesi di precipitazioni abbondanti o almeno nella media per riempire laghi e falde Le piogge delle ultime settimane hanno fatto aumentare la quantità d’acqua presente sia nei laghi che nei fiumi del Nord Italia. Addirittura, all’inizio del mese, la portata del Po è molto aumentata lungo tutto il corso del fiume per alcuni giorni e il 10 maggio i livelli del lago Maggiore, di quelli di Como e d’Iseo erano sopra le medie stagionali. Grazie a queste precipitazioni la condizione di siccità che da più di un anno riguarda tutto il Nord Italia si è attenuata, portando benefici per coltivazioni e foreste, riducendo al contempo il bisogno di consumare acqua delle riserve per l’irrigazione.
Ma la siccità non è finita perché non è determinata da una semplice assenza o forte carenza di pioggia. Si sviluppa lentamente, associando mesi di precipitazioni insufficienti a temperature particolarmente alte e, ugualmente, per risolversi richiede tempo; infatti, lo stato siccitoso attuale ha avuto origine sul finire del 2021, con la scarsità di precipitazioni nevose sull’arco alpino. «È probabile che fino a quest’autunno ci sarà ancora un deficit d’acqua.», spiega Ramona Magno, ricercatrice dell’Istituto per la BioEconomia del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR) e coordinatrice scientifica dell’Osservatorio Siccità: «Finché le riserve idriche non cominceranno a tornare alla normalità il problema rimarrà».
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